Post Covid-19 Syndrome
Post-Covid-19 Syndrome
Il ritorno allo stato di salute precedente all’infezione da SARS-CoV-2 non è sempre immediato. Mentre la maggior parte dei pazienti guarisce completamente entro poche settimane, per alcuni, anche quelli che hanno avuto forme di malattia lievi, il processo è lento e i pazienti continuano a manifestare sintomi legati al SARS-CoV-2 anche dopo la fase acuta dell’infezione.
Non esiste attualmente una definizione di consenso chiaramente delineata per tale condizione, ma in letteratura ci si riferisce ad essa come: “Sindrome Post Covid-19”, “Sindrome Covid-19 Post Acuta” oppure “long-COVID” (cioè Covid-19 a lungo termine).
Dal momento che stiamo ancora vivendo la pandemia ed i suoi effetti, risulta troppo precoce descrivere il quadro clinico completo della Sindrome Post-Covid-19.
Svariate pubblicazioni evidenziano, tuttavia, un numero crescente di pazienti con sintomi post-infezione da SARS-COV-2 e la necessità di un continuo monitoraggio.
Due tipologie di sintomi
Per semplificare, si possono distinguere due tipologie di sintomi:
1) Effetti non specifici, legati all'ospedalizzazione o all'isolamento
Si tratta di effetti non specifici, legati all’ospedalizzazione e all’isolamento sociale, quali ad esempio anemia, perdita di massa muscolare, ridotta tolleranza all’esercizio fisico, disfunzioni sessuali, depressione, compromissione cognitiva (difficoltà di concentrazione, di comprensione e di pensiero critico).
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2) Sintomi legati alla persistente infiammazione cronica
Per comprendere questi sintomi, dobbiamo considerare particolari cellule del sistema immunitario, dette mastociti, che durante l’infezione vengono attivate da altre cellule del sistema immunitario, da cellule dell’epitelio respiratorio danneggiate o dall’incontro col virus.
Secondo alcuni studi, meccanismi dovuti all’iperattivazione di mastociti non solo porterebbero a forme più severe di Covid-19 (contestualmente alla presenza di condizioni cliniche quali obesità, età avanzata e patologie preesistenti), ma sembrerebbero aumentare anche il rischio di sviluppare una sindrome Post-Covid-19. Il motivo pare risiedere nella tempesta citochinica iper-infiammatoria, scatenata da una risposta disfunzionale dei mastociti al virus SARS-CoV-2.
In base a ciò quanto più a lungo un paziente resta in terapia intensiva, tanto più alto è il rischio di complicazioni a lungo termine che comportano l’insorgenza di una sindrome post terapia intensiva.
I sintomi più comuni includono: fatica, dispnea, tosse, anosmia, disgeusia, artralgia, dolore al petto. Altri sintomi riportati sono: mialgia, cefalea, febbre, palpitazioni. Patologie da monitorare sono insufficienza renale acuta, insufficienza renale cronica e fibrosi polmonare (forse responsabile di tosse e dispnea).
Panoramica sulle principali conseguenze post-Covid
Post-Covid
Complicazioni più gravi
Complicazioni più gravi ma meno frequenti sono state individuate a carico dei seguenti apparati:
Cardiovascolare
Un significativo numero di morti per Covid-19 è dovuto a complicazioni cardiovascolari (es: tromboembolismo, embolismo polmonare, sepsi e deficienza multiorgano), nello sviluppo delle quali è stato dimostrato abbia un ruolo chiave l’iperattivazione dei mastociti.
Test di imaging, effettuati mesi dopo il recupero dall’infezione di SARS-CoV-2, hanno inoltre rivelato un coinvolgimento cardiaco nel 78% dei casi e una infiammazione miocardica nel 60% dei casi, indipendentemente dalle condizioni preesistenti, dalla gravità e dal decorso generale della malattia acuta e dal tempo della diagnosi originale.
Questi risultati indicano la necessità di una indagine continua sulle conseguenze cardiovascolari a lungo termine.
Sistema nervoso
Il numero di articoli che riportano effetti neurologici Post Covid-19 sta aumentando rapidamente ed emergono sempre più le evidenze di una nuova sindrome: la Sindrome Neurologica Post Covid-19 (PCNS).
Di conseguenza, il Covid-19 sembra non si discosti molto dagli altri Coronavirus per quanto riguarda l’impatto neurologico prolungato.
I pazienti presentano soprattutto debolezza muscolare e altre forme di miopatia.
Il quadro clinico completo della PCNS necessiterà di un monitoraggio neurologico e cognitivo, con una attenzione particolare ai marcatori di infiammazione del sangue periferico.
Riattivazione di alcuni sindromi
L’infezione da SARS-CoV-2 sembra, inoltre, coinvolta nell’esacerbazione e riattivazione di diverse sindromi con meccanismi di tipo autoimmunitario.
Tali sindromi comprendono:
- Sindrome da Ipoperfusione Ortostatica (OCHOS), una forma di intolleranza ortostatica compatibile con alcuni sintomi quali affaticamento cronico, vertigini e ottundimento del sensorio.
- La Sindrome di Guillain-Barrè, si presenta in diverse forme, da casi più lievi che vengono curati rapidamente a casi più gravi e persistenti. Principalmente associata a formicolio, debolezza muscolare e paralisi.
- Neuropatia delle piccole fibre sensitive (SFN), una neuropatia delle piccole fibre responsabile della sintomatologia dolorosa.
- Morbo di Parkinson e di Alzheimer, attualmente è troppo presto per definire tale correlazione ma è possibile formulare ipotesi al riguardo che dovranno essere provate sperimentalmente in futuro.
Dermatologico
Il quadro dermatologico più frequentemente riscontrato è il cosiddetto “Telogen effluvium”, caratterizzato da una perdita cospiqua di capelli che può portare a fenomeni transitori di alopecia. Il fenomeno si autolimita e la ricrescita dei capelli può essere favorita da trattamenti locali e sistemici, che favoriscono la vasodilatazione sul cuoio capelluto, oltre che da integratori vitaminici e di oligoelementi.
Psichiatrico
L’impatto neuropsicologico di Covid-19 è stato associato a vari gradi di depressione, disturbi del sonno, ansia, disturbo da stress post-traumatico e cambiamento dell’umore, che paiono aggravati dalle condizioni di iper-infiammazione indotte dai mastociti.
Conseguenze a lungo termine
Gli impatti a lungo termine della sindrome Post-Covid-19, infatti, non riguardano solo un peggioramento della salute degli individui, ma hanno anche una ricaduta sulla società.
Un terzo dei pazienti non torna al lavoro, o non torna al lavoro che svolgeva prima di essere trattato in terapia intensiva, o non svolge un lavoro che permetta di percepire il medesimo salario che aveva prima.
Il 25% sperimenta una perdita di indipendenza e richiede assistenza nello svolgimento di attività quotidiane. Spesso si verifica una riduzione della capacità di svolgere esercizio fisico e la qualità della vita risulta compromessa per mesi, in alcuni casi per anni, dopo la terapia intensiva.
Da questi dati, in continua evoluzione, emerge la necessità di stabilire adeguate modalità di intervento che partano già durante l’ospedalizzazione e che proseguano oltre il momento delle dimissioni, magari con opportuni screening eseguiti dai MMG o da team multiprofessionali.
Risulta, quindi, di fondamentale importanza fornire all’assistenza sanitaria risorse per prepararsi ai numerosi effetti a lungo termine che seguiranno la pandemia.
Fonti
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JAMA Cardiology – ‘Outcomes of Cardiovascular Magnetic Resonance Imaging in Patients Recently Recovered From Coronavirus Disease 2019 (COVID-19)’ – JAMA Cardiol. 2020;5(11):1265-1273. (DOI: 10.1001/jamacardio.2020.3557)
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The Lancet – ‘A case of probable Parkinson’s disease after SARS-CoV-2 infection’ (DOI: 10.1016/S1474-4422(20)30305-7)
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CMI Clinical Microbiology and Infection – ‘Follow-up of adults with noncritical COVID-19 two months after symptom onset’ (DOI: 10.1016/j.cmi.2020.09.052)
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